Cinque comunità calabresi e una cittadinanza onoraria alquanto paradossale. La storia che si lega intorno a Pietro Fumel resta sempre più una vera e propria contraddizione, considerando come le fonti, nel corso degli anni, hanno messo in luce una cronologia dei fatti abbastanza cruenta. Tutto parte nel periodo subito successivo all’Unità di Italia con cinque comuni che dal 1862 al 1863 lo insignirono della cittadinanza onoraria: Cosenza, Amendolara, Bisignano, Roseto Capo Spulico e San Marco Argentano.
Quanto fatto da Fumel in Calabria fa capire come possa esserci del malessere a distanza di più di un secolo e mezzo. Le vittime del militare piemontese venivano decapitate e le loro teste impalate come un futuro avvertimento anche a quanti aderivano o appoggiavano le bande brigantesche, altri cadaveri invece venivano gettati nei fiumi senza andare troppo per il sottile.
Il tema, dibattuto in varie forme da appassionati storici e revisionisti, è ora condiviso anche dal membro del direttivo del Movimento Equità Territoriale, Roberto Rose. Quest’ultimo si era rivolto proprio all’amministrazione cratense per chiedere la revoca della cittadinanza onoraria e ora inoltrerà la richiesta anche alle altre quattro comunità del Cosentino che annoverano ancora Fumel tra i cittadini eccellenti.
Rose, rappresentando anche i valori del progetto fondatore dal giornalista e storico Pino Aprile, ha dichiarato in merito a questa paradossalità storica: «Nella mia terra d’origine, a Bisignano, Fumel scatenò la sua violenza, in zona Macchia Tavola, contro le bande capeggiate da Vincenzo e Giovanni Russo a cui sterminò le famiglie. La repressione attuata da Fumel fu spietata, usando i metodi più estremi e cruenti per eliminare i briganti, ricorrendo alla tortura e al terrore, senza distinzioni tra briganti e manutengoli o presunti tali e a dipendenza dall’osservanza di qualsiasi garanzia legale».
Prossimamente incontrerà gli amministratori dei paesi cosentini, chiedendo un atto di giustizia storica: «Mi chiedo come si possa dare e mantenere ancora, quindi, alla luce di quanto esposto, una cittadinanza onoraria ad un racconto che faceva della sua violenza uno spettacolo obbrobrioso e disumano . Le amministrazioni dovrebbero togliere immediatamente questa cittadinanza, i fatti storici sono abbastanza evidenti».
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