GRAVE SPECULAZIONE AI DANNI DELL’ AGRICOLTURA DEL SUD

Al Ministro dell’Agricoltura e della Sovranità Alimentare e alla Coldiretti suggeriamo :

E’ notizia recente l’accordo firmato  con l’Algeria per il supporto dell’Italia alla coltivazione in loco  di circa 36.000 ettari di terreno, di cui il 70% a grano duro.

Oltre al danno, anche  la beffa!  Intanto, nell’indifferenza   dei politici nazionali e regionali si sta  ormai decretando la  morte della cerealicoltura delle regioni del SUD vocate    alla coltivazione del grano duro. La Puglia, ed in particolare la Capitanata, la Basilicata e la Sicilia   erano considerate il granaio d’Italia ed è ormai in atto   una scellerata   manovra tesa a far scomparire questa eccellenza colturale  a fondamento della tanto decantata  dieta mediterranea.  Quello che si è profilato   è uno scenario catastrofico e sconfortante.  Le rese per ettaro   sono  scese a causa della siccità che ha colpito le produzioni di grano duro  sin dal periodo invernale, a fronte, invece, di un’ottima qualità del prodotto in termini di peso specifico e proteine e sono diminuite le superfici coltivate,  oltre alla sempre  e costante diminuzione delle quotazioni  delle borse merci, in particolare quella di Foggia, che è punto di riferimento per le vendite del grano duro di tutto il SUD, mentre costi di produzione sono talmente tanto aumentati da costringere gli agricoltori a produrre in perdita. Le quotazioni al ribasso, che durano ormai dal gennaio 2024, fanno pensare che vi sia una strategia  per affossare il comparto del grano duro, così da favorire  e giustificare le importazioni dall’estero e aumentare i profitti delle grandi multinazionali, degli importatori e  degli industriali della filiera della pasta. Tutto  fa pensare ad  una operazione  di cartello a danno dei cerealicoltori del SUD  ed è scandaloso che questa grave speculazione    stia passando inosservata sia da parte della politica Governativa e regionale, ma anche da parte   di chi è deputato al controllo e alla repressioni  di detto fenomeno speculativo. E’ dal mese di gennaio scorso che si sta assistendo  al crollo sistematico del prezzo del grano duro presso la Borsa merci di Foggia  e degli altri listini privati; tutto ciò per effetto delle massicce importazioni di grano duro provenienti dall’Ucraina (con triangolazione  con la Grecia par favorirne l’ingresso nell’UE) e provenienti dalla Turchia senza dazi. Infatti, nel periodo gennaio e febbraio 2024, la Turchia  ha fatto sbarcare nei porti pugliesi e siciliani  circa 150.000, tonnellate di grano duro  (la maggior parte di scarsa qualità)  e successivamente, fino al mese di giugno, in piena campagna per la raccolta del grano duro in Italia,  sono arrivati altrettanti quantitativi di grano turco, anche questo non di buona qualità. Addirittura, a Bari è arrivata una nave turca carica di  grano duro respinto da parte della Tunisia che ha vagato per due mesi nel Mediterraneo.  Solo dopo queste massicce importazioni, Il Ministro dell’Agricoltura   decide che è tempo di imporre dei dazi per il grano duro proveniente dalla Turchia e ciò con efficacia dall’ 1luglio 2024.

Intanto,   non c’è possibilità di aumento del  detto prezzo poiché  sono previsti abbondanti raccolti in Canada, Russia e Turchia  proprio i principali paesi maggiori esportatori, insieme al Kazakistan, dai quali, negli ultimi due anni, sono arrivati nei porti del nostro SUD  i maggiori quantitativi di frumento duro importato.

Da tempo il Movimento Equità Territoriale ha avanzato proposte concrete e di immediata attuazione per fare in modo   che tutto ciò venga evitato.

1) E’ necessario disporre, con decreto del Ministero della Salute, controlli obbligatori sanitari per tutte le navi che arrivano nei nostri porti prelevando campioni dalle stive, attraverso l’USMAF (Unità Sanitaria marittima) e/o i NAS e prevedendo l’attività di vigilanza everifica documentale, di identità, materiale, ivi compreso il campionamento a fini di analisi.

Per rendere efficaci i controlli bisogna istituire, con Provvedimento del Ministero della Salute, laboratori regionali o provinciali. I laboratori pubblici, devono essere direttamente   dipendenti dal Ministero della Salute, operare  attraverso le USMAF articolate nei vari porti,  devono essere accreditati alle analisi di micotossine, glifosato, metalli pesanti ed altri contaminanti e potersi avvalere anche  dell’operato dei Nas o altri nuclei di polizia ispettiva, con espresso di  scaricare il prodotto  senza l’esito favorevole di dette analisi.

2)Ottenere dagli organismi nazionali e comunitari un abbassamento dei valori oggi consentiti delle micotossine (e, quindi del micidiale DON) e dei vari contaminanti nei cereali ed esercitare pressioni affinché vengano modificati gli standards di qualità dei prodotti derivanti dalla lavorazione dei cereali.

3) attuazione alla CUN (Commissione Unica Nazionale) del grano duro.

Tale importante organismo Per espressa disposizione della legge istitutiva, deve essere attuata proprio per garantire la trasparenza nella formazione dei prezzi, essendo  lo strumento di riferimento nazionale che opera al fine di formulare, in modo regolamentato e trasparente, i prezzi indicativi e la relativa tendenza di mercato, rispondendo in modo tempestivo alle esigenze degli operatori del  settore di avere punti di riferimento sui quali basarsi per le proprie contrattazioni.

Tale criterio è stato  applicato    per l’ attuazione,  da anni,  di ben 7 C.U.N. (3 a Mantova, due  a Parma, una a Verona  e una a Forlì), ma ora non va più bene? Perché? ……Ed eccolo il perché: perché dovrebbe essere istituita  nel Mezzogiorno, dove c’è la filiera economicamente e maggiormente rappresentativa.

Ad oggi, tutto si è fermato, nonostante la conclusione, da tempo, del procedimento amministrativo per la sua immediata entrata in funzione. Ed intanto, sbarcano le navi con il grano estero, magari anche dall’Algeria  (visto i recenti accordi fatti dall’Italia con  questo Paese) e nelle Commissioni prezzi o borsini vari, continua la pantomima  delle rilevazioni dei prezzi e nel recente Decreto Agricoltura vengono stanziati 650.000,00 euro per il funzionamento delle sette CUN del NORD.

Nel caso analizzato ciò non può avere che una sola motivazione: la voglia di fare, nell’ambito della filiera del grano duro e della pasta solo gli interessi economici di una parte degli operatori della filiera e non di tutti, men che meno dei cittadini/consumatori.

Rita Capaccio

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